Gli Internet Point in Africa

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Abboriggeno... ma io e te, che cazzo se dovemo di'!

Vi ricordate questa frase? E' di Corrado Guzzanti, che in un breve monologo di qualche anno fa spiegava l'avvento di un rivoluzionario sistema di comunicazione, Internet, che ci avrebbe permesso di parlare con l'altra parte del mondo. Il monologo terminava con la suddetta frase.
Sempre qualche anno fa, Bill Gates, indiscutibilmente uno che di computer se ne intende, disse che gli veniva da ridere quando sentiva parlare di informatizzazione del Terzo Mondo.
Eppure Internet e in particolare gli Internet Point, in Africa sono una realta' e potrebbero diventare una vera e propria rivoluzione.
Non tutti sono poveri morti di fame, in molte zone fiumi e foreste garantiscono cibo a tutti e molte volte la miseria in cui versa la popolazione e' di tipo "politico". L'isolamento da altre comunita', dal commercio, dagli scambi, dall'informazione e dalla circolazione delle idee, non fanno altro che aumentare il divario, sociale ed economico, che divide oggi il sud del mondo dai paesi ricchi.
L'assenza di informatizzazione si chiama, in termini tecnici, "digital divide"e si potrebbe riassumere cosi': 400mila abitanti del Lussemburgo hanno piu' connessioni a Internet di 760 milioni di africani. Oggi gli utenti africani effettuano meno dell'1% delle connessioni internet mondiali.
Un computer connesso in rete puo' veramente fare la differenza?
Quando e' supportato da un progetto di formazione si'.
A Mokokou, nel Gabon, l'Internet Point, dieci computer, organizza corsi (due insegnanti a disposizione) per imparare ad usare il computer, cosa richiesta oggi da molti uffici e aziende.
I computer sono anche a disposizione, una volta alla settimana, per classi delle scuole primarie, secondarie e superiori. Il progetto si chiama "Africa in Rete" e nasce da alcune Associazioni ambientaliste italiane, tra cui Amici della Terra Lombardia, e dalla Regione Lombardia.
A Libreville, sempre nel Gabon, il Green Internet Point-Cyber Vert, oltre ai corsi di informatizzazione, permette agli studenti di accedere a libri e dispense online utili per superare gli esami universitari. Anche qui a rotazione si organizzano corsi per le scuole, per i lavoratori e per le popolazioni dei villaggi rurali.
Questo Internet Point e' nato con uno stampo e uno scopo ambientale: le persone possono accedere a informazioni relative ad agricoltura, allevamento, gestione sostenibile delle risorse idriche.
Le connessioni sono proposte a un prezzo di 500 CFA l'ora (circa 70 centesimi di euro), contro gli 800-1000 CFA di altri internet cafe'.
Grazie alla presenza di una grande sala e di una biblioteca questi luoghi sono diventati anche punti di aggregazione sociale, soprattutto per i giovani. Circolazione delle idee, ecco la rivoluzione.

Un altro esempio dell'Africa online e' proprio Africa Online, fondata nel 1994 da alcuni imprenditori kenioti, tra cui Amolo Ng'Weno, una donna. Allora internet non era sviluppato come oggi (una telefonata dalla Costa d'Avorio al Ghana passava per New York o Parigi) e creare il primo provider internet e' stata una grande scommessa.
Amolo Ng'Weno ha sempre lavorato per garantire l'accesso alle conoscenze informatiche anche alle donne, cosciente del fatto che solo un livello di istruzione superiore puo' dare gli strumenti necessari per mandare e-mail, fare una ricerca in rete, proporre le proprie idee.
Anche in questo caso da anni Amolo Ng'Weno organizza corsi base e corsi di specializzazione aperti a tutti.
Vi segnaliamo infine l'esistenza, in Cile, del No See Internet Cafe', il primo internet point dell'America Latina per non vedenti.
In India invece, dove il treno e' il mezzo di trasporto piu' frequentato dalla maggior parte della popolazione, gli Internet Point sono stati aperti nelle stazioni (mediamente una ogni 8 km).
Insomma, come diceva Gaber: "Liberta' e' partecipazione".

Fonte dell'immagine: www.adtlombardia.it