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Jacopo Fo: sono il peacekeeper della politica
"Faccio il porta a porta per convincere chi ha votato 5 stelle che perdere l'occasione di fare un governo sarebbe un disastro per il Paese"- così Jacopo Fo da elettore del centrosinistra. Il figlio del premio nobel Dario che fa da padre nobile al movimento di Grillo, spiega in questa intervista le ragioni per cui si sta impegnando in un'operazione che definisce di "peacekeeping" : "ho creato una sorta di movimento cuscinetto- spiega l'attore- uno spazio in rete che possa aprire le porte al confronto: ma per prima cosa occorre abbassare i toni, tutti quanti, e uscire dalla logica della lotta".

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Commenti

Caro Jacopo,
è certo che non ne potevamo più e che il Paese non può più continuare ad essere governato dalla politica che abbiamo conosciuto negli ultimi 60 anni: una politica corrotta e affaristica, spesso mafiosa. Ma non credo che Grillo sia una soluzione.
Spesso sono i piccoli eventi, magari apparentemente insignificanti, che ci permettono di capire una persona, la sua natura, le sue intenzioni, oppure il volgere possibile di una situazione.
Ho seguito e spesso apprezzato Grillo dagli esordi del suo blog. Eppure, malgrado la giustezza di tante sue prese di posizione, di tante esternazioni, esternazioni che comunque erano nella pancia di molti italiani, avevo sempre la sensazione di un malessere, per via di un'ambiguità propria al personaggio, di un oscillare continuo, a volte velato, a volte ostentato, poco comprensibile, tra il cinismo e la giustizia.
Qualche mese fa vidi un video di un'intervista a Grillo nella quale, ripreso nella sua villa al mare, da una veranda costruita sulla spiaggia diceva: "Ma vi rendete conto, io da qui, da questo paradiso, scrivo 4 cazzate e in 2 click qualcuno a mille chilometri magari si sente male, gli si stringono le budella..." Chiuse la battuta con una cinica e saporita risata. Quel giorno le budella mi si strinsero veramente e mi cancellai dai followers del blog di Grillo. Probabilmente per lui era solo una battuta cui è (meccanicamente?) abituato, una frase insignificante, inconsapevole, eppure così rivelatrice, poiché totalmente gratuita.
Io credo che Grillo non voglia governare, perché difatti non lo ha mai voluto. Ora questo fatto, quando uno ha preso 8 milioni di voti alle elezioni politiche, diventa ovviamente una bomba innescata dentro al culo del paese.
Grillo dice spesso che il padre, a differenza dei tanti imprenditori italiani, era un grande capitano d'impresa dalla moralità irreprensibile. Lui invece è diventato un comico. Ora, in quest'esperienza politica, è finito nelle mani di Casaleggio-padre che è un figlio oscuro di Gurdjieff. Ci sarebbe molto da dire, moltissimo su questi aspetti che certo non sono politici, che sono solo psicologici, ma che, approfonditi, possono sicuramente far capire meglio la situazione che sta vivendo il paese e il modo in cui si svolgerà il futuro; molto, molto meglio delle analisi dei tanti esperti - fanfaroni - della politica. Per me "questo Grillo", voglio dire, quello che è finalmente diventato in questi anni, quello che disprezza a tutto campo non più per strategia comica o politica, ma per intima natura, ormai gratuitamente (e forse perdutamente), non è più un'opportunità per gli italiani ma un pericolo, una minaccia, una mina vagante... infine, mi sembra, un uomo che soffre enormemente... solo, malgrado abbia dalla sua parte decine di milioni di italiani.
Con simpatia (e senza mandare nessuno a fan culo),
Iro Boumi