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Esiste una Coscienza Globale Planetaria?

(Quando le ipotesi scientifiche sono ascientifiche?)

Global Consciousness Project

Mi ha molto incuriosito un esperimento condotto da un gruppo di accademici coordinati da Roger Nelson della Princeton University, il Global Consciousness Project. Nelson ha iniziato 20 anni fa a cercare di capire se le emozioni possono influenzare un generatore di numeri casuali. Un’idea che a prima vista sembra assurda…
Un generatore di numeri casuali è una macchinetta digitale che ogni secondo produce una serie casuale di 1 e 0. Ne spara centinaia al secondo. Se i numeri sono casuali, prendendo in considerazione milioni di risultati, dovremo avere, in virtù della legge delle probabilità, un numero pressoché uguale di 1 e 0.
Nelson sostenne che in presenza di umani emozionati aveva verificato un’anomala prevalenza di 1 o di 0.
Da questo studio è partito un esperimento planetario, una settantina di generatori casuali di numeri, sparsi per il mondo e in rete tra loro, generano miliardi di 1 e 0. Un computer centrale raccoglie i dati e individua i momenti nei quali ci sono più 1 o 0 rispetto a quel che dovrebbero (grossomodo 50% 1 e 50% 0).
L’esperimento inizia nel 1997 grazie a un finanziamento privato e porta a verificare che spesso, (ma non sempre) quando ci sono eventi planetari (disastri, bombardamenti, l’elezione di Obama, il capodanno) si verificano variazioni notevoli del flusso dei numeri.
Addirittura l’11 settembre 2001 si verificò un’impennata dell’anomalia statistica alcune ore prima dell’impatto del primo aereo contro le Torri Gemelle.
Da questa osservazione Nelson evince l’esistenza di una mente planetaria capace di prevedere addirittura il futuro e collega questa idea alla teoria di Gaia.
Questa teoria sostiene che il nostro pianeta è una specie di super essere cooperativo capace di determinare reazioni collettive di miliardi di creature, a partire dai batteri.
Questa teoria è nata dall’osservazione di uno strano fenomeno. Quando il sole aumenta il suo calore, sulla terra si innesca una serie di reazioni che partono dall’aumento dei batteri sulle montagne, che demoliscono quantità immense di minerali, che la pioggia dilava e che arrivati al mare determinano l’esplosione di particolari tipi di plancton. Questo fenomeno, unito ad altri collaterali e sinergici, determina una modificazione dell’atmosfera terrestre tale da ridurre la penetrazione dei raggi solari. Così si ottiene che sul nostro pianeta non ci siano sbalzi di temperatura troppo violenta.
Nelson passa dall’ipotesi Gaia (il pianeta si comporta complessivamente come un organismo cooperativo) all’esistenza non solo di un comportamento ma anche di una coscienza. E addirittura questa coscienza sarebbe capace di prevedere il futuro. Un bel salto!

Di fronte a un’ipotesi scientifica dobbiamo porci due domande:
1: La sperimentazione è credibile?
2: La sperimentazione dimostra l’ipotesi affermata?

Provo a rispondere partendo dalla seconda domanda, che trovo più interessante.

Poniamo pure che l’esperimento sia stato condotto in modo corretto e che sia stato verificato.
È logico pensare che il risultato dimostri l’esistenza di una coscienza planetaria?
Oppure esiste una spiegazione più semplice e quindi più probabile? (se posso spiegare un fenomeno in modo semplice non occorre cercare un modo complicato)

Esiste in effetti una teoria, nota da millenni e sostenuta tra l’altro da Jung, secondo la quale tutti i fenomeni sono collegati da infinite catene di cause e effetti. Ogni evento è il frutto dell’azione di moltissimi fattori e a sua volta genera onde di reazioni in tutte le direzioni. Alcuni fisici moderni alludono a qualche cosa del genere con frasi tipo: “Un battito d’ali in Australia può causare una tempesta a New York”.
Corollario di questa teoria è che la realtà materiale e psicologica sia un tutt’uno e che inglobi qualunque tipo di evento. Se tutto è interconnesso completamente vuol dire che un evento terribile a New York non è un fatto isolato. La morte di migliaia di innocenti deve aver dietro una sterminata catena di cause ed effetti e la tragicità di quel momento sarà presente in tutti gli aspetti di tutto ciò che accade contemporaneamente nel mondo (datemi un fiore di un pianeta alieno e io da quel fiore soltanto saprò ricostruire tutto per intero quel pianeta, in ogni più minuto dettaglio).
E se ogni evento è il frutto di una catena di eventi questa catena è già all’opera prima che l’evento si verifichi. Le cause ovviamente precedono gli effetti.
Quindi se esiste una relazione tra eventi che scatenano forti emozioni umane e sequenze casuali di numeri, e se le perturbazioni delle sequenze di numeri si verificano prima dell’esplosione emotiva questo non vuol dire per nulla che esiste una coscienza planetaria capace di vedere nel futuro.
Vorrebbe dire solo che il livello di interconnessione tra tutti i fatti è più stretto di quel che la scienza ha finora appurato.

Ed è interessante osservare anche che Nelson, per collegare la sua ipotesi a quella di Gaia, compie una forzatura.
L’ipotesi Gaia osserva che quando c’è troppo sole la Terra si mette gli occhiali scuri.… Ma questo non vuol dire che il pianeta abbia una coscienza globale e tanto meno un’identità cosciente.

James Lovelock, che è stato il primo a formulare questa ipotesi, protende verso l’idea di un pianeta che è nel suo complesso un organismo vivente unitario. Ma non sostiene che Gaia abbia una coscienza di sé maggiore di quella di un batterio.
La biologa Lynn Margulis ha dato la sua adesione all'Ipotesi Gaia ma crede che questo comportamento sinergico del pianeta sia spiegabile senza dover ipotizzare una vera e propria identità planetaria e neppure che il pianeta possa essere considerato nel suo complesso una creatura vivente globale.
Cioè, possiamo spiegare le incredibili capacità organizzative delle api senza ipotizzare che l’alveare possieda un centro di coordinamento organizzato o qualunque altra funzione che lo faccia individuare come una creatura unica.

E la Margulis non è l’ultima arrivata ma la massima teorica della cooperazione come base biologica della vita. Infatti è lei che ha scoperto, negli anni ’80, che la cellula non è un organismo unitario, come sostenevano tutti, ma una cooperativa, infatti i mitocondri, che svolgono funzioni essenziali nella cellula non sono parte di essa ma organismi autonomi che esistono anche al di fuori della cellula; simbiotici che hanno stretto un’alleanza con altri elementi. Senza i mitocondri la cellula non esisterebbe.
A me sembra che la scoperta che la vita è figlia della cooperazione sia già qualche cosa di fantastico. Capisco che vedere un pianeta come un unico organismo vivente unitario sia molto suggestivo e simbolico ma mi pare una forzatura.
Trovo inoltre molto più interessante la spiegazione del fenomeno Gaia come interazione estremamente complessa tra gruppi di creature, gruppi di ecosistemi… (Vedi Symbiosis in Cell Evolution, Margulis 1981)

Una ricerca credibile?
Il fatto che al Global Consciousness Project partecipino insigni professori non è di per sé una certezza sull’affidabilità della ricerca. Alcuni ricercatori stanno polemizzando sul metodo seguito per analizzare le sequenze di numeri.
Io non ho gli elementi per valutare la correttezza del metodo seguito. Ma ricordo che in questi casi è bene essere prudenti. Non tutte le scoperte scientifiche che ci piacciono sono condotte in modo appropriato… La storia è piena di scienziati che hanno compiuto errori di metodo durante gli esperimenti, che si sono sbagliati a rilevare i dati o che li hanno falsificati…
Quindi dovremo attendere che altri gruppi di ricerca ripetano questo esperimento e che emergano altri elementi, prima di poter affermare che questi sbalzi statistici esistono veramente. Comunque trovo l’ipotesi affascinante…

Nota: Ecco come i generatori casuali di numeri creano sequenze di 1 e 0. La funzione dei generatori di numeri “è quella di generare costantemente i numeri “0″ e “1″ a caso. Oltre a ciò, i dispositivi sono anche in grado di formulare anticipatamente previsioni sui numeri casuali che stanno per generare. Secondo i principi della “Expected Randomness” (ovvero, della “Casualità Prevista”) essi misurano la frequenza delle coincidenze fra i numeri casuali estratti e le ipotesi preformulate ad essi relative: in pratica, tirano ad indovinare («Uscirà “0″ oppure “1″?»), estraggono un numero (che può essere “0″ o “1″) e contano le volte che ci azzeccano.” (Fonte clicca qui)