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Dario Fo ci racconta Darwin

Quest’estate ho accompagnato Jacopo a Cesenatico: andava a trovare Dario che stava allestendo una grande mostra su Darwin al Palazzo del Turismo.
Appena arrivati all’ingresso abbiamo visto un enorme dinosauro di cartapesta. Come inizio non era male, e poi la locandina della mostra mostrava una mamma scimmia amorosa che teneva in braccio un bimbo bianco. Bellissima.
La mostra prevedeva tutti i giorni una lezione su Darwin tenuta dallo stesso Dario e dai suoi collaboratori.
Quella mattina era tutto in pieno allestimento, c’erano pupazzi, grandissimi quadri e arazzi. Dario ci salutò appena, concentrato sul lavoro. Intorno a lui cinque ragazzi seguivano le sue istruzioni, alcuni operai stavano facendo un gran rumore con trapani e martelli.
E in tutto questo caos Dario era il più riposato e il più tranquillo, potenza del mestiere.
Perché proprio uno studio su Darwin?
Risponde Dario: “Ho voluto raccontare la storia delle scoperte che il più grande scienziato ha assicurato al mondo intero. Perché? Perché siamo ignoranti. Siamo in troppi a non sapere da dove veniamo e perché. Troppi hanno contrastato le teorie darwiniane per motivi religiosi, e tuttora ciò avviene. Darwin fa ancora andar fuori dai gangheri chi non crede nella scienza e si rifugia nell’oscurantismo».
Dalla mostra al libro… ed ecco a voi il primo capitolo edito da Chiare Lettere.
Buona lettura!

Gabriella

DARWIN
Ma siamo scimmie da parte di padre o di madre?

In principio era la Bibbia    
Addio paradiso terrestre

Avevo diciannove anni quando è terminata l’ultima guerra mondiale. Tutto si stava trasformando davanti ai miei occhi e a quelli dei ragazzi e delle ragazze che avevano più o meno la mia età. Scoprimmo che c’era un altro mondo che ci avevano nascosto. Straordinari scrittori e scienziati che per l’intera nostra giovinezza ci erano stati proibiti.
Scoprimmo per esempio che, a proposito della Bibbia, tutta la Genesi, cioè il racconto di Dio che crea l’uomo e la donna e li pone ad abitare in paradiso, soprattutto per quanto riguarda i tempi, era sbagliata.
Eppure fino a soltanto due secoli fa l’intera popolazione della sfera terrestre era più che convinta che il mondo in cui viviamo fosse stato creato dal Padreterno in sei giorni. E si conosceva persino l’età della Creazione, che uno studioso, naturalmente cattolico, come James Ussher, vissuto in Irlanda nella prima metà del Seicento, aveva fatto risalire con assoluta certezza, grazie ai suoi calcoli, al giorno 22 ottobre 4004 a.C., più o meno intorno a mezzogiorno, proprio l’ora in cui tutti vanno a mangiare. Oggi non c’è scienziato al mondo che non sorrida ironico quando gli si ricorda quella data tanto certa. E infatti noi ragazzi scoprimmo che la nascita dell’universo risaliva a più di tredici miliardi di anni fa.
Una bella differenza!

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